L’8 dicembre, alle 7 di sera, ha avuto luogo a Medellín il Desfile de mitos y leyendas colombianos, un’esplosione di costumi e colori dove per 2 km i silleteros di Santa Elena e altri gruppi di artisti, con tanto di banda musicale e ballerini, hanno dato vita a diversi racconti, tra cui El Cura Sin Cabeza, La Llorona, La Madremonte, El Patasola, El Tigre de Amalfi, ma anche El Carnaval de Barranquilla con la comparsa di una compagnia artistica LGBTIQ della città.

Ma cos’è tutto questo? I silleteros si rifanno a una tradizione abbastanza antica nella regione, di gente di campagna e indigeni: erano originariamente coloro che trasportavano sulle spalle, su sedie di legna, i propri figli e famiglia, carichi o merce e, successivamente, il nome venne ampliato a tutti quelli che si dedicavano alla vendita di fiori per le strade di Medellín all’inizio del XX secolo. Di fatto, oggigiorno i silleteros realizzano sedie ricoperte di fiori, che vengono esposte in occasioni come quella di cui sopra.
Particolarmente diffusa nelle città dal marcato passato coloniale, la leggenda del cura sin cabeza si incentra su un prete che nelle ore piccole delle notti senza luna suole passeggiare per le strade finché non incontra altri viandanti che, attirati all’interno di una chiesa, assistono alla messa che egli celebra di spalle, in latino. Quando si avvicinano per la benedizione finale scoprono che gli manca la testa. Si dice che chi è vittima di tale spavento resti senza parole per uno settimana o perda la ragione.

La Llorona è una donna dal viso ossuto, come di teschio, occhi rossi e aspetto abbastanza ripugnante; si dice si tratti dello spirito di una donna che uccise il figlio appena nato, lasciandolo vicino a un fiumiciattolo la cui corrente se lo portò via. Per questo, secondo alcuni, appare con un bambino morto che porta nelle braccia; per il suo crimine venne condannata a vivere piangendo e chiunque incroci il suo sguardo ne resta intrappolato e viene torturato dalle sue grida profonde e macabre e dal suo pianto straziante.

La Madremonte, invece, è un mostro dall’aspetto ora di donna putrefatta e ricoperta di muschio con un’espressione di furia impressionante, che intorbidisce le acque dei fiumi dove si bagna, ora di signora corpulenta ed elegante, metà monte e metà donna, vestita di foglie fresche e muschio verde che porta sempre un sombrero che non lascia intravedere il suo volto. Questo mito ha probabilmente origine in Amazzonia e di fatto non è sorprendente l’ovvio legame con la natura, dato che ella punisce tutti coloro che hanno intenzione di arrecarvi danno e maledice coloro che si impossessano di terreni altrui, gli infedeli e i vagabondi.

Altra creatura dall’aspetto cangiante a seconda delle situazioni è la Patasola, ora mostro dagli occhi pazzi e fuori dalle orbite, canini felini, braccia lunghe e muscoli che terminano congiuntamente in un’unica zampa di bovino, che entra nelle case a rubare i bimbi, succhiandone il sangue e abbandonandoli nel monte, ora donna bellissima che attira uomini e bambini, gridando come se si fosse persa nel fitto del bosco, e una volta arrivati lì li disorientando, per poi lanciarvisi contro e torturarli coi suoi canini. Mito tipico di Antiochia e uno dei più conosciuti in Colombia, si incentra su una donna molto bella, ma anche molto libertina, che tradì più volte suo marito, ragion per cui egli le tagliò la gamba con un’ascia e la lanciò nel fuoco, condannando la sua anima a vagare per le montagne e a gridare alla ricerca di conforto. Sorprendente come miti dalla natura tanto macabra si possano convertire in motivo di festa e celebrazioni; d’altronde la favola de El Tigre de Amalfi ne è una prova, riflettendo la tradizione paisa dei villaggi di Antiochia di fare festa intorno a qualcosa di importante, come cacciare una tigre che arrecava loro danno.

Senza dubbio, dicembre a Medellín è un mese permeato di magia ed eventi. Ad aprire ufficialmente le danze alla serie di celebrazioni natalizie che vi ricorrono è il giorno de Las velitas, il 7 dicembre, alla viglia dell’Immacolata Concezione, giorno in cui le famiglie iniziano a riunirsi e in cui, appunto, accendono le candeline che poi verranno esposte per le strade. È un giorno di grande giubilo e festa, basti pensare che qui a La Sierra i festeggiamenti iniziati al pomeriggio sono durati fino a mattina inoltrata del giorno successivo!

La sera dell’8 dicembre, inoltre, a Medellín sono stati accesi los Alumbrados Navideños, decorazioni luminose e imponenti che dalle 6 della sera adornano la città di una particolare luce, rifacendosi a un tema nello specifico, quest’anno Encanto, il film d’animazione Disney incentrato proprio sulla cultura colombiana.

Ed Encanto è stato anche il tema della vacacional che abbiamo svolto nei vari settori de La Sierra.

La scuola qui in Colombia si conclude ufficialmente a fine novembre e a fine gennaio ha inizio un nuovo anno scolastico. Pertanto, nel mese di dicembre le vacanze infantili vengono scandite prima dalla vacacional, due settimana di attività ricreative rivolte ai bimbi che si svolgono durante la mattina, non solo nel centro de La Sierra, ovvero nella parrocchia, ma anche in settori un po’ più lontani, come Alto Bonito (dove sono stata io), El Mosquito e La Sequia, e dalla novena, incontri preparatori al Natale durante i quali per nove giorni, dal 16 al 24, la preparazione spirituale dei piccini è accompagnata da villancicos (canti natalizi religiosi) allegri e da loro interpretati in maniera abbastanza rumorosa tra urla e maracas, negli stessi settori di cui sopra così come al centro giovanile. L’ultimo giorno i più assidui e comprometidos hanno ricevuto dei regali.

Queste, quindi, sono le tinte che assume il Natale a Medellín e che, in particolare, ha assunto a La Sierra: tanto calore, tanta gioia, tanta musica, ancora più rumore del solito, ma soprattutto tanti sorrisi.

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